martedì 19 aprile 2011
Varalli e Zibecchi: due storie antifasciste
Claudio Varalli (Bollate, 1º luglio 1957 - Milano, 16 aprile 1975) e Giannino Zibecchi (Milano, 18 febbraio 1947 - Milano, 17 aprile 1975) sono stati due antifascisti italiani.
Il 16 aprile 1975 fu indetta a Milano una manifestazione per sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi inerenti al diritto alla casa; alla manifestazione parteciparono anche i sindacati degli inquilini e numerosi militanti dei gruppi "extraparlamentari" di sinistra. Al termine della manifestazione alcuni militanti del Movimento Studentesco si diressero verso l'Università Statale di Milano dove erano fra le forze politiche maggioritarie fra gli studenti. Presso piazza Cavour incrociarono tre militanti del Fronte Universitario d'Azione Nazionale intenti a svolgere un volantinaggio. Gli studenti del FUAN furono riconosciuti ed aggrediti dai militanti di sinistra. Due dei missini riuscirono ad allontanarsi mentre Antonio Braggion iscritto ad Avanguardia Nazionale, fu costretto a rifugiarsi nella propria macchina. Rapidamente i militanti di sinistra circondarono la vettura e cominciarono a colpirla con oggetti contundenti mandandone in frantumi i vetri. Braggion dall'interno della vettura esplose tre colpi di revolver di cui uno ferì a morte Claudio Varalli. Braggion riuscì così a fuggire ed a rendersi irreperibile. Al processo celebrato tre anni più tardi, nel 1978 fu condannato a cinque anni per eccesso colposo in legittima difesa e altri cinque per detenzione abusiva di arma. Pena ridotta in secondo grado a tre anni più tre sempre per le medesime accuse.
La mattinata del 17 aprile 1975 inizia con l'assalto di alcune sedi cittadine del Movimento Sociale Italiano e di numerosi bar considerati abituali ritrovi della destra neofascista cittadina. Il corteo intanto formatosi per la manifestazione è assai corposo e da Piazza Cavour si dirige verso la sede del Movimento Sociale Italiano di via Mancini. Qui i manifestanti trovarono un gruppo di fascisti schierati in strada a difesa del MSI. Tra i due si trovano schierati numerosi poliziotti e carabinieri per impedire il contatto tra i due gruppi. Migliaia di militanti di sinistra si accalcarono in Corso XXII marzo in prossimità dell'incrocio con via Mancini, dove poco dopo iniziarono i tafferugli fra i manifestanti da una parte, e i poliziotti e carabinieri dall'altra. Nel contempo, da piazza Cinque Giornate arrivarono altri automezzi dei carabinieri a gran velocità. Di fronte alla carica di automezzi pesanti, per sgomberare marciapiedi e strada, ai manifestanti non resta altro che arretrare nel miglior modo possibile per non subire danni. Uno dei camion che stava correndo sul marciapiede per evitare un pilone assai robusto su cui era stato posto un pesante orologio da strada, sterza e finisce con l'investire in pieno Giannino Zibecchi, che muore schiacciato dal grosso automezzo. Vi son altri feriti meno gravi coinvolti nell'urto, ma anche alcuni feriti da colpi di arma da fuoco.
Il Collettivo Studentesco Valdostano ricorda questi due giovani e la loro morte ad opera di mani fasciste o di presunti tutori dell'ordine senza nostalgia commemorativa, ma come stimolo all'impegno. Il loro sacrificio ci ricorda come l'antifascismo sia una pratica da portare avanti nelle lotte quotidiane per non disattenderne le rivendicazioni, per non far naufragare nell'utopia l'insieme di idee politiche e sociali che portarono in campo tante intelligenze, passioni, energie, senza ricerca di tornaconti personali o di potere e continuano a farlo tutt'ora.
“nella memoria l'esempio, nella lotta la pratica. Antifascisti sempre”
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