venerdì 8 aprile 2011

A chi non si sente ancora liberato..



Di questi tempi in cui i neofascisti rialzano sempre di più la testa e il razzismo dilaga, lo stato rinchiude e tortura nelle galere e nei commissariati, deporta i migranti senza documenti nei lager, è quanto mai importante ricordare la liberazione dal nazifascismo. Anche per sottolineare, senza la retorica delle commemorazioni, l’impegno di tutti coloro che oggi resistono all’autoritarismo e che spesso finiscono nelle patrie galere perché rifiutano di assoggettarsi a questo stato di cose.
Antifascismo diventa una parola vuota e priva di significato se rimane relegato alle celebrazioni e alla memorialistica; invece è importante che viva nelle lotte, proprio in un momento in cui il fascismo riaffiora da tutte le parti: nelle istituzioni, nelle strade, nella mente di tutte le persone normali sotto la forma subdola del razzismo. Festeggiamo i Partigiani di ieri che con coraggio hanno impugnato le armi, ma non dimentichiamo coloro che, renitenti ad ogni autorità, combattono dietro la linea dell’indifferenza e della pace sociale.

Ci teniamo a ribadire che il tema della Resistenza al nazifascismo non si può esaurire facendo riferimento soltanto alla democrazia e alla costituzione -come spesso dichiarano e ci fanno credere politicanti e organi istituzionali durante le loro pompose commemorazioni- anzi, noi vediamo in una parte della Resistenza istanze che vanno ben aldilà di democrazia e costituzione; aspirazioni in confronto alle quali la Resistenza sembra aver subito un vero e proprio tradimento; cioè la libertà, l’eguaglianza, la giustizia sociale. Istanze da difendere allora come oggi, purtroppo macchiate dalla politica che permise ai fascisti di tornare al potere con le camicie nere sbiadite mentre processò e condannò i partigiani.
L'Italia transitò così dalla dittatura del regime mussoliniano alla dittatura degli Alleati vincitori per cui questo Paese divenne la frontiera da difendere contro l'avanzata del comunismo.
Guardando all'oggi , che dire? Pare sempre di più che, per questo popolo, poco importi il colore della bandiera sotto cui piegare la testa, a patto che non vengano meno interessi e privilegi personali.
E cosa ci può essere di meglio , se non la paura, per cementare quel ridicolo senso dello Stato che possediamo?
Paure che tutti i giorni vengono amplificate ad arte dai giornali ed usate da politicanti di varia natura.
Paura degli immigrati, della violenza, della perdita del posto di lavoro.
Non sarebbe meglio guardarsi intorno e capire di cosa dovremmo realmente avere paura?
Il pacchetto sicurezza emanato da questo Governo non si discosta molto dalle leggi razziali di più di 60 anni fa.
Conviviamo quotidianamente con lager, denominati CIE, che inghiottono vite umane in fuga, in lotta per un'esistenza migliore e che vengono rispedite in Paesi distrutti proprio da noi, dalle democrazie occidentali capitaliste attraverso 400 anni di schiavitù, il colonialismo e la rapina sistematica, tuttora in corso, di risorse e terra.
Ciò che realmente ci dovrebbe spaventare sono la rassegnazione di fronte a qualunque brutalità, la perdita della propria dignità e umanità.
Ciò che veramente fa paura sono le politiche di Stati assassini, le divise, le guerre, gli interessi economici che ancora oggi seminano terrore in tutto il mondo.
Potrebbe essere infine un triste 25 aprile per molte ragioni, ma per alcuni non lo sarà.
Per chi continua a lottare per un mondo migliore, per chi ha ideali e Storia da difendere. Per chi vive rispettando la Terra e le sue genti.
Per tutte queste persone il 25 aprile sarà,ancora una volta, una festa. 


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