venerdì 20 maggio 2011

“No alle leggi d’emergenza. Siamo un popolo innamorato della libertà”


Anche oggi la terra in Siria si impregna di sangue, del sangue dei civili che da Marzo a questa parte gridano il loro dissenso verso il governo dittatoriale dell'Assad.

Oggi almeno sei civili, tra cui un bambino, sono rimasti uccisi dalle forze di sicurezza siriane che hanno aperto il fuoco contro i dimostranti anti-regime scesi in piazza nella città di Homs, 160 chilometri a nord ovest di Damasco, e in quelle meridionali di Sanamin e Deraa.
Qui ieri un gruppo di attivisti per i diritti umani ha denunciato la presenza di una fossa comune in cui sono stati rinvenuti 40 cadaveri di persone probabilmente arrestate durante le proteste, o scomparse durante le mobilitazioni.
Numerose le donne ed i bambini.
Ormai dei morti è impossibile tenere il conto.
Nonostante questo la rivoluzione non accenna a spegnersi.
La popolazione siriana si dimostra sempre più intenzionata ad abbattere il governo dell'Assad, al potere sin dal 1963 tramite un colpo di Stato.
I primi risultati delle rivolte si fanno già vividi ai nostri occhi: numerosi sono i soldati, soprattutto di leva, che hanno abbandonato l'esercito dinnanzi all'ordine di dover sparare sui loro concittadini, e gli esponenti del partito Baath ( circa 200) che hanno dato le dimissioni.
Le lotte in nome della libertà e della dignità dell'uomo superano i confini di uno Stato, oltrepassano qualunque dogana.
Tendiamo l'orecchio.. le grida di rivendicazione dei compagni in Medio oriente sono racchiuse nel vento..
Solidarietà a tutte/i!

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