Sabato 21 maggio il CSV ha preso parte alla seconda marcia no tav, da Rivalta a Rivoli.
Sotto un sole già estivo oltre 10.000 persone hanno attraversato i territori che tra pochi mesi rischiano di essere irrimediabilmente distrutti dai primi cantieri di preparazione dell'ennesima, assurda, grande opera.
In questo lunghissima e varipinto corteo si sono unite migliaia di voci diversi, dalle famiglie ai centri sociali, passando per la coldiretti e i comitati di quartiere per ribadire un forte no al nuovo tentativo di distruggere i territori per riempire le tasche di pochi.
Il clima di festa, la condivisione, i sorrisi e la solidarietà di tutta la popolazione di questi paesi saranno ricordi in grado di rallegrarci a lungo, ma non è questo ciò che più rimarrà impresso nella nostra memoria.
Come abbiamo già imparato studiando la storia e vivendo l'ona di proteste contro la Gelmini questa lotta ci ricorda come l'interesse dei politici, quasi indifferentemente di destra e di sinistra, sia di usare il proprio potere per drenare soldi pubblici e ingrassare le tasche dei privati.
Si riempono le bocche di parole come austerità, crisi e tagli per giustificare le misure restrittive contro la povera gente, gli studenti e i lavoratori, ma gli stessi poco dopo decidono di aprire i cordoni della borsa pubblica per salvare le banche private, per finanziare guerre, grandi opere, per arricchire insomma i soliti noti.
La lotta no tav sta per riaccendersi visto il nuovo tentativo che si propsetta all'orizzonte di aprire i cantieri. Il governo metterà in campo tutta la sua forza; quella militare dei suoi uomini in armi nelle strade e quella mediatica condotta attraverso la criminalizzazione delle azioni. Nulla di diverso da quanto accaduto qualche anno fa in queste valli o più recentemente durante le mobilitazioni contro la riforma.
La riflessione porta ad un grande desiderio di unire le lotte: se uno stato può decidere che un uomo è illegale solo perche nato in un paese povero a causa dello sfruttamento capitalista, figurarsi come può legittimare decisioni come quella sulla tav, i tagli alla scuola o la precarizzazione del lavoro.
Solo accettando di mettersi in mezzo, di combattere, di resistere finché non molleranno e di doverlo fare tutti insieme non si resterà soli e quindi sicuramente sconfitti su questo fronte come sugli altri.
La marcia contro il tav di sabato è quindi un piccolo passo in quello che è un lungo cammino verso il cambiamento.
Dalla valle alla pianura, un solo grido: sarà dura!
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