La tragedia di Fukushima ha ridato slancio alla discussione sul ritorno al nucleare. Negli ultimi mesi la campagna mediatica nuclearista ha descritto il ritorno all'atomo come unica soluzione per fronteggiare i cambiamenti climatici e per ridurre la dipendenza energetica dall'estero - soluzione concreta, economica, sicura - facendo il gioco di quei gruppi di interesse che, sfregandosi le mani, si stanno candidando a gestire una montagna di investimenti pubblici.
Sappiamo però che la realtà è un'altra.
Tanto per cominciare, il nucleare non è la risposta ai cambiamenti climatici. In primo luogo perché non è del tutto esente da emissioni di CO2: infatti le varie fasi della filiera nucleare, dall'estrazione dell'uranio, alla produzione delle barre di combustibile, fino al loro stoccaggio e riprocessamento, rendono le emissioni indirette comparabili con quelle di una centrale a gas. In secondo luogo, l'energia nucleare può fornire solo elettricità, che costituisce il 15% degli usi finali di energia, mentre il restante 85% è costituito da carburanti per i trasporti e calore per il riscaldamento e per i processi industriali. L'energia nucleare potrebbe ridurre solo in in minima parte la nostra dipendenza dai combustibili fossili (e di conseguenza dalle importazioni), senza quindi diminuire in modo incisivo le emissioni di CO2.
Altra argomentazione puntualmente utilizzata dai sostenitori del nucleare è la sua economicità. Tutti gli studi internazionali mostrano invece l'esatto contrario (e questo spiega in parte il declino del nucleare come fonte energetica nello scenario mondiale). Il basso costo del kWh da nucleare dipende semplicemente dal fatto che non vengono presi in considerazione i costi per lo smaltimento definitivo delle scorie e per lo smantellamento delle centrali. Il tanto sbandierato risparmio in bolletta è semplice propaganda.
Passiamo ora alle questioni su cui i nuclearisti, generalmente, sorvolano con delicata nonchalance: scorie e sicurezza. Non esiste ad oggi un sistema sicuro e definitivo di stoccaggio o smaltimento dei rifiuti radioattivi. Tant'è che le circa 250 000 tonnellate di scorie altamente radioattive prodotte fin'ora nel mondo sono tutte in attesa di essere collocate in siti di smaltimento definitivi. In Italia dobbiamo fare i conti con 25 000 m³ di rifiuti e 250 tonnellate di combustibile irraggiato (il 99% della radioattività del nostro Paese). Per quanto riguarda la sicurezza, l'unica cosa da fare è aprire gli occhi: non esiste al mondo (né potrà esistere) una centrale nucleare assolutamente “sicura”, a rischio zero e immune da incidenti, sabotaggi o attentati. Chi dice il contrario mente. La sicurezza non è una condizione oggettiva, ma si riferisce semplicemente alla valutazione di un rischio: quando si dichiara che un reattore è sicuro si afferma solo di essere disposti ad accettare un certo livello di rischio. Senza contare che le centrali nucleari rilasciano radioattività nell'ambiente anche nel normale funzionamento, senza che si verifichino incidenti catastrofici. I casi di leucemia nei pressi di siti nucleari aumentano in modo esponenziale.
Altro dettaglio puntualmente “dimenticato” è quello riguardante la possibilità di utilizzare il nucleare civile come trampolino verso l'uso militare: dal trattamento delle scorie viene prodotto il plutonio, materia prima per la costruzione di armi a testata nucleare.
Occorre poi fare i conti con le riserve di uranio che, al livello di consumo attuale, è disponibile solo per i prossimi 40/50 anni: uno scenario futuro di “guerre per l'uranio” (che si sostituirebbero a quelle attuali per il petrolio) non è poi tanto assurdo..
La tecnologia nucleare è incontrollabile, costosa, pericolosa. E' disumana. Può produrre energia, è vero, ma anche vittime e distruzione. Non è un caso se uno dei suoi primi usi è stato quello bellico. Mettere soldi e ricerca in questo tipo di fonte energetica è pura follia (tanto più in un Paese come l'Italia, dove non si riesce a smaltire la spazzatura di una città di medie dimensioni, a gestire la rete elettrica senza blackout o a costruire un'autostrada senza le infiltrazioni di mafia e camorra).
La strada da seguire è quella del risparmio, dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Si tratta, banalmente, della soluzione più immediata, economica e sostenibile.
Il nucleare è invece la risposta a un modello energetico (e soprattutto di sviluppo) che non mira assolutamente a una riduzione dei consumi, ma piuttosto al contrario. Un modello che non possiamo più permetterci di seguire.
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