domenica 29 maggio 2011

E' stato morto un ragazzo

Il 25 settembre del 2005 moriva Federico Aldrovandi, ucciso da una pattuglia di polizia. Il giovane diciottenne studiava da perito elettrotecnico, era molto bravo in matematica, suonava il clarinetto, faceva karate.
Il sabato come tutti i ragazzi di Ferrara spesso andava a Bologna e così aveva fatto anche quella sera.
Erano circa le 5 del mattino quando Federico si separa dai suoi amici e si incammina verso casa.
Andrea, Michi, "Burro" e gli altri non lo avrebbero rivisto più.
A questo punto comincia la versione della polizia.
Una donna residente in Via Ippodroomo avrebbe avvertito una volante, preoccupata dalla presenza del ragazzo, che camminava in modo strano, forse farneticando, come affermano gli agenti che lo fermano e alle 6.10 chiamano il 118.
L'ambulanza però lo trova già morto. Qualcuno o qualcosa gli ha causato l'arresto respiratorio fino a far fermare il cuore.
Verso le 8 di mattina i genitori del giovane si accorgono che il letto è vuoto e provano a chiamarlo ripetutamente fino a che qualcuno non risponde al cellulare spiegano che stanno facendo accertamenti su un telefono “trovato per strada”. Solo alle 11 gli Aldrovandi verrano a conoscenza della morte del figlio.
Subito si afferma che Federico sia morto di overdose, ma il cadavere fa sorgere troppi dubbi: contusioni, volto sfigurato, ematomi, sangue alla bocca, non certo causate da un abuso di stupefacienti.
Gli agenti allora sostengono il ragazzo avesse assunto un comportamento autolesionistico, dicono avrebbe sbattuto la testa contro ad un muro. Ma non ci sono tracce di sangue sui muri vicini né di cemento sul volto del cadavere.
Si scopre che quattro agenti sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso, sono usciti con prognosi dai 7 ai 20 giorni. Eppure non si fanno ricoverare né rendono pubblica la notizia.
Perché? Sono stati aggediti o hanno aggredito?
Quella sera si usano anche i manganelli, uno addirittura si rompe, da quanto le percosse sono violente.
Il sangue sul vialetto e sui vestiti fa pensare che le botte sarebbero iniziate a piovere prima del luogo della morte. Forse lo inseguivano, forse urlava mentre fuggiva. Forse è per questo che sono stati chiamati i rinforzi: un'altra volante e una gazzella.


Qualcuno ha visto Federico immobilizzato, a terra, col ginocchio di un agente puntato sulla schiena e un manganello sotto la gola mentre l'altra mano del tutore dell'ordine gli tirava i capelli. Il ragazzo sussultava, faceva salti di mezzo metro. A fianco a lui, una poliziotta si sarebbe vantata: "L'ho tirato giù io, 'sto stronzo!".
Così avrebbe riferito un testimone, un giovane ragazzo, forse immigrato, sparito misteriosamente dalla città.
Sulle tv private il questore insiste: "L'intervento degli operatori è avvenuto al solo scopo di impedire al giovane di continuare a farsi del male".
Se la famiglia e gli amici di Federico non avessero fatto luce, la verità non sarebbe mai salita a galla.
Il 25 settembre del 2005 moriva Federico Aldrovandi, ucciso da una pattuglia di polizia.
Il 25 settembre moriva un ragazzo disarmato, che era incensurato, non stava compiendo alcun reato quella mattina e non aveva mai fatto male a nessuno.
Il 25 settembre, ancora una volta, la Polizia di Stato si macchiava di un omicidio.

Per non dimenticare, per non farsi sovrastare dall'indifferenza che regna indisturbata Mercoledì 15 Giugno alla sede del Centro Servizi per il volontariato ore 18.30 vi invitiamo alla proiezione di "è stato morto un ragazzo".




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